Un’opera attesa da oltre vent’anni sulla quale restano solo per ora solo una serie di intenzioni e buoni propositi
«Dalle parole di Bini e dei tecnici, a un anno dalla precedente audizione sullo stesso argomento, veniamo a sapere che l’unico atto ufficiale dei vertici regionali nei confronti del Governo è stato, ad agosto, solamente l’invio di una lettera di Fedriga al ministro De Micheli. Scopriamo inoltre che, verosimilmente da gennaio 2021, la competenza a seguire iter e progettualità dell’escavo passerà all’Autorità di Sistema Portuale del mar Adriatico orientale, e che la contrarietà del Provveditorato delle Opere pubbliche e marittime di Trieste riguarda l’utilizzo della cassa di colmata, sulla quale l’assessore non ha dato alcuna risposta riguardo a un suo diverso utilizzo. Inoltre, l’organismo del consiglio superiore delle Opere pubbliche (interessato dal Provveditorato interregionale) non si è in alcun modo espresso sull’opera e nel frattempo l’aggiudicazione della gara è definitiva, non essendovi stato alcun ricorso in merito. Insomma, a fronte di oggettive difficoltà, le scelte che la Regione (o da gennaio l’Autorità) avrà davanti sono due: rivedere completamente l’utilizzo della cassa di colmata per i fanghi di risulta (con un’inevitabile ripartenza dell’iter progettuale e con un aumento dei costi?), oppure ripensare l’intervento, o destinando – da Trieste a Monfalcone vista la governance unica – l’attracco di navi di pescaggio sotto gli undici metri, e quindi destinare quei fondi (14 milioni di euro della Regione più altri 4 di fondi statali) per investimenti infrastrutturali e di macchinari sul porto di Monfalcone. Solo il tempo ci dirà se l’ottimismo ostentato dall’assessore ha un suo fondamento, oppure se alle parole e alle volontà, non saranno seguiti i fatti».