DA GIAU: Relazione di minoranza sul DDL n. 193

Relazione di minoranza sul Disegno di legge n. 193 Sistema integrato di interventi in materia di immigrazione

Signor Presidente, egregie colleghe e colleghi Consiglieri,
l’assessore Roberti porta in aula in fretta, dopo tanti annunci e ritardi ingiustificati, una legge sull’immigrazione di cui non c’era evidentemente necessità dal punto di vista dei cittadini. La precedente norma, come abbiamo avuto modo di ricordare durante la discussione, offriva davvero tutti gli strumenti compresi quelli pianificatorio e programmatico, per consentire la gestione delle persone straniere immigrate in modo oculato e indirizzato all’integrazione e alla reale sicurezza sociale.
L’unica necessità cui invece risponde questo disegno di legge, è cristallizzare in un dettato legislativo la strumentale visione politica della Lega riguardo la gestione dell’immigrazione. Curioso per certi versi questo richiamo della giungla delle ataviche posizioni salviniane, nel momento in cui l’assessore sbarca nelle ben più moderata lista del Presidente, ma tant’è.
La demolizione della legge regionale del 9 dicembre 2015, n. 31 era già da tempo cominciata, prima nei fatti, azzerando il finanziamento di intere linee di azione (una tra tutte quella dei progetti per la formazione professionale dei richiedenti asilo) per far sopravvivere solo quelle che meglio si intonavano nel coro del “no invasione”, come i rimpatri forzati (fuori dalle competenze della regione e mai realizzati) o quelle altisonanti della lotta alla radicalizzazione. Poi è venuto il momento di eliminare la pianificazione triennale lasciando solo il programma annuale. Non abbiamo creduto allora alla giustificazione che in attesa della nuova legge si evitava di esporsi per più anni, e abbiamo avuto conferma ora, che sparisce anche la programmazione annuale, che il vero motivo è semplicemente che pianificazione e programmazione male si sposano con la scelta di far passare il fenomeno migratorio sempre e solo come una questione emergenziale da controllare di volta in volta con fermezza e cipiglio anche a rischio di atti illegali come taluni respingimenti, per far risaltare meriti inconsistenti, su un sfondo di immediato incommensurabile pericolo e paura.
Del resto alla stessa trama narrativa corrisponde l’aver messo la prevenzione e il contrasto della radicalizzazione violenta e di ogni forma di estremismo e fondamentalismo in ambito culturale e religioso, all’art. 2. Fenomeni su cui è indubbio si debba intervenire quanto più in forma preventiva e tempestiva, ma che citati all’inizio, evocano la faccia più oscura e rischiosa della presenza di stranieri. Una parte di quell’impatto sociale del fenomeno migratorio, la cui mitigazione è posta a principio ispiratore della legge.
Poco meno di 115mila sono gli stranieri residenti in FVG, che contribuiscono alla cura dei nostri anziani e malati, al sistema produttivo, alla tenuta demografica della società, e questa legge si pone come unico obiettivo “mitigare l’impatto sociale del fenomeno migratorio”. Il che significherebbe quindi avere più anziani e malati soli, minor produttività delle aziende, una popolazione ancor più vecchia e priva di futuro. È evidente però che qui il fenomeno migratorio è considerato solo quello che fa gioco, solo ciò che si può spacciare per illegale e clandestino, ciò che costituisce il nemico contro il quale alzare la spada di Giussano e, se si potesse, anche qualche fucile
È l’approccio securitario quello che prevale nel testo di una legge priva di qualsiasi altro riferimento valoriale che non sia quello di una ferma legalità, cui però si può derogare quando si tratta di respingere disgraziati, o di un rigido controllo che opportunisticamente si allenta in una delle piazze libertà tra tante, in cui l’umanità è delegata a cittadini per fortuna migliori di chi li amministra.
Proprio al controllo è dedicato l’intero articolo 8, dove quel sentore di messaggio discriminatorio che si percepisce fin dal principio quando si lascia intendere che i richiedenti asilo siano tutti clandestini e che dagli stranieri dipenda tutta la nostra insicurezza, diventa palpabile e si trasforma in finanziamenti agli enti locali a copertura degli oneri derivanti da verifiche sulla regolarità degli adempimenti amministrativi riferiti alla popolazione straniera, piuttosto che per progetti di riqualificazione urbanistica per il degrado causato dagli stranieri, o per la soluzione di conflitti nelle aree ad alta intensità abitativa di popolazione straniera, o per progetti contro la devianza minorile e le aggregazioni violente di giovani anche di origine straniera. Gli stranieri, origine del degrado, perfino del deterioramento degli habitat naturalistici. E poi telecamere e luci come unico rimedio ad ogni male da dare ai comuni perché le passino alle forze dell’ordine.
Comprendiamo che gli enti locali, alle cui difficoltà strutturali, l’assessore Roberti non ha dato in questi anni alcuna risposta, possano accogliere tutto ciò che ha la parvenza di un aiuto, ma non si può tollerare tanta strumentale vicinanza, quando nulla questa amministrazione ha fatto davvero per consolidare l’unico sistema in grado di garantire vera prevenzione e vera sicurezza sociale, che è quello dell’accoglienza diffusa, come i prefetti stessi in una delle audizioni hanno ben testimoniato. Nulla ha fatto, se non irridere e smantellare quei progetti di integrazione e formazione che potevano aiutare la pacifica convivenza e l’affrancamento dalla necessità di accoglienza stessa da parte dei migranti. Colpevolmente nulla, sulla pelle di migranti e amministratori, per non mostrare alcun cedimento ai presunti tentativi di invasione.
Il DDL si occupa in altri articoli di argomenti importanti: la parità di genere e il rispetto delle donne, la mediazione culturale, l’inserimento lavorativo, le iniziative nelle scuole. Interventi su cui concordiamo pienamente, ma che abbiamo sentito usare quasi come contropartita rispetto alla oscenità scritte altrove e che, in parte, altro non sono che il dovere di tutela che si deve ad ogni cittadino. C’erano nella legge precedente e non chiedevano un provvedimento nuovo.
Questo ci conferma la miseria della proposta dell’assessore Roberti incapace di evolvere il proprio pensiero sui temi dell’immigrazione e di giungere alle serie considerazioni della collega Rosolen quando afferma che la gestione dell’immigrazione non può più avere a che fare con la propaganda elettorale.
Se la legge non si vestirà di valori e visioni più alte e più lungimiranti, non potrà che avere il nostro voto contrario.

Chiara Da Giau

4260 - DAG relazione minoranza PDL 193