Trieste, 13.05.25 – «Tra l’obiettivo mancato del trasferimento nel nuovo ospedale, slittato al prossimo inverno, e le criticità che emergono dal bilancio consuntivo dell’Asfo, che conferma un calo di personale, la sanità pordenonese, già indebolita in questi anni, subisce altri pesanti scossoni». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd) che attraverso un’interrogazione porta in Aula lo slittamento del trasloco dei servizi e dei reparti nel nuovo ospedale Santa Maria degli Angeli di via Montereale a Pordenone.
«Prima dell’inaugurazione ufficiale, avvenuta lo scorso dicembre 2024, l’assessore Riccardi aveva fornito, rispondendo a una nostra interrogazione, un dettagliato cronoprogramma per il trasferimento dei reparti nel nuovo ospedale, da fine 2024 a giugno 2025. A oggi, però, la nuova struttura risulta ancora inutilizzata e il trasferimento dei reparti è stato più volte rinviato, fino alle ultime notizie che danno l’avvio dei traslochi il prossimo inverno». Oltre al cronoprogramma aggiornato, nella sua interrogazione Conficoni chiede alla Giunta regionale «se e in che misura questa attività rientra tra gli obiettivi aziendali mancati dal direttore generale dell’Asfo, anche in un’ottica di efficienza, funzionalità e rispetto per gli ingenti investimenti pubblici effettuati».
Per quanto riguarda il personale, invece, il consigliere dem sottolinea che dal bilancio consuntivo dell’Asfo, recentemente pubblicato, «si conferma un calo di 18 unità (da 3.747 a 3.729), ci sono 212 dipendenti in meno rispetto alla manovra del personale. Il taglio lineare alla spesa per il personale deciso dalla Giunta Fedriga nel 2019 non è ancora stato riassorbito e l’Asfo ha ancora meno dipendenti rispetto alla fine del 2018 quando governava il centrosinistra anche in seguito alle 622 dimissioni volontarie tra 2020 e 2024 in Asfo. Un quadro complessivo negativo sul quale è necessaria chiarezza sulle strutture e un cambio di passo sull’organico, in particolare gli infermieri ulteriormente ridotti di 29 unità lo scorso anno quando gli accessi al pronto soccorso di Pordenone sono stati 4mila in più rendendo ancora più evidente la necessità di investire sulla sanità territoriale».

