Salute: Conficoni (Pd), cresce divario tra Aziende, Pn Cenerentola

Pubblicato il martedì 09 Gen 2024

09.01.24 «La disparità nell’assegnazione delle risorse alle diverse aziende sanitarie territoriali della regione cresce di anno in anno, con l’Asfo che viene sempre più penalizzata dal centrodestra. Se nel 2021 la quota pro capite per i residenti nel Friuli Occidentale era sotto la media regionale di 72 euro, nel 2024 si arriva addirittura a 169. Di questo passo, Pordenone è condannata a restare la Cenerentola del Fvg e a pagare sono i cittadini che subiscono i tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali peggiori». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd), commentando le risorse assegnate dalla Regione Fvg con le linee di gestione a preventivo, alle Aziende sanitarie territoriali.

«Come chiesto dal Partito Democratico durante la discussione della Legge di Stabilità, alle aziende sanitarie quest’anno sono state assegnate maggiori risorse già con il primo riparto. Dopo due giri di purga, anche Asfo finalmente ha visto aumentare i fondi inizialmente a disposizione. Diversamente da quanto richiesto, però, la situazione di disparità non è affatto cambiata, con il sottofinanziamento pro capite che invece di ridursi è ulteriormente aumentato. Quest’anno, mentre l’Asugi, con 829 milioni, conta una quota di 1.899 euro a testa e Asufc, con 1 miliardo 144 milioni di euro, ha ricevuto 1.884 euro per ogni cittadino residente nel territorio di competenza, l’Asfo si ferma a 1.666 euro pro capite su 575 milioni complessivi di risorse assegnate. Tutto ciò non aiuta certo a risollevare una situazione di sofferenza aggravatasi negli ultimi anni. Riccardi afferma che bisogna cambiare tutto, peccato che governi la sanità da sei anni e mezzo e in tutto questo tempo non sia stato in grado di apportare alcuna miglioria, né sul piano regionale, né tantomeno su quello locale. Mentre i fatti continuano a mancare, oggi a parole non fa altro che riconoscere il fallimento della Giunta, rimasta sorda alle reiterate richieste di una svolta in favore della sanità pubblica che valorizzi equamente i territori. Tutto ciò dovrebbe portare a una seria e onesta analisi sul suo operato e a trarre le dovute conseguenze: rimetta la delega alla Salute e tolga il disturbo».

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