COSOLINI: Fermare l’offensiva armata turca verso i curdi

Pubblicato il giovedì 10 Ott 2019

Mozione
   
Proponenti: COSOLINI, BOLZONELLO, CONFICONI, DA GIAU, GABROVEC, IACOP, MARSILIO, MORETTI, RUSSO, SANTORO, SHAURLI
 
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia,
Premesso che:
– il 9 ottobre 2019 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’inizio dell’operazione militare "Sorgente di pace" contro i combattenti e la popolazione curda nel nord-est della Siria. Un’offensiva lanciata dalle Forze armate turche, insieme all'Esercito nazionale siriano, e agevolata dall'annuncio del presidente statunitense Donald Trump di ritirare i soldati americani presenti nella zona;
– Erdogan ha dichiarato che lo scopo dell’operazione è quello di creare una “zona cuscinetto” nel nordest della Siria – a est del fiume Eufrate – che allontani dal confine con la Turchia le milizie dell'Ypg, le unità combattenti di protezione popolare curde, considerate dal governo turco un gruppo terroristico allo stesso modo del Pkk, i paramilitari del Partito dei lavoratori curdo, che da decenni si batte per vedere riconosciuta l’autonomia curda in territorio turco;
– gli Stati Uniti hanno sostenuto e finanziato le Forze democratiche siriane, le Sdf, composte in gran parte dalle Ypg, le milizie curde che hanno combattuto sul territorio lo Stato Islamico, liberando tra le altre città anche Raqqa;
– ad agosto, a seguito di un accordo Usa-Turchia che prevedeva la creazione di una “safe zone” che avrebbe dovuto dividere le forze turche da quelle curde, il governo americano aveva convinto i curdi a ritirarsi da alcuni avamposti di frontiera con la Turchia, promettendo loro protezione e sicurezza;
– a settembre Erdogan ha minacciato l’Unione europea, con cui ha siglato un accordo nel 2016 per il controllo dei migranti, sostenendo di essere pronto ad "aprire le porte" ai rifugiati se non verrà creata una zona di sicurezza nel nord della Siria;
– a sorpresa, a inizio ottobre Trump ha annunciato il ritiro dei soldati americani presenti nel nordest della Siria in modo da non interferire nelle operazioni militari turche. Per i curdi si tratta di "una pugnalata alle spalle";
– davanti all’ampiezza delle reazioni negative, il presidente Trump ha fatto un voltafaccia, affermando che non aveva dato il via libera alla Turchia per intervenire in Siria e ha limitato la portata del numero di militari da ritirare;
– la conseguenza più rilevante di un’invasione turca nel nordest della Siria riguarda l’ISIS, che non è ancora stato completamente sconfitto, né in Iraq né in Siria: nonostante da diversi mesi non esista più il Califfato, l’ISIS è tornato a organizzarsi in piccole cellule, riattivando le sue reti di finanziamento, ricominciando a reclutare nuovi membri, provocando attentati nelle città già liberate;
– i miliziani dell'Isis attualmente nelle carceri siriane, che i curdi stimano in 12mila, e dei loro 70mila familiari, sono una grande e rischiosa incognita, in quanto la necessità di disporre di tutti gli uomini abili al combattimento sta spingendo le forze curde a lasciare pressoché incustodite le prigioni in cui sono rinchiusi decine di migliaia di jihadisti dello Stato islamico;
– in Siria rischia di prodursi una tragedia umanitaria e politica dalle conseguenze devastanti per l'intera regione mediorientale e per l'Europa;
Impegna la Giunta regionale e il Presidente della Regione
– a far pervenire per vie ufficiali al Governo nazionale la fortissima preoccupazione della Regione Friuli Venezia Giulia per il precipitare degli eventi in Siria a causa dell'attacco deciso dalla Turchia;
– ferma restando la volontà di mantenere i pacifici rapporti bilaterali con la Turchia, a chiedere al Governo nazionale di esercitare ogni più efficace pressione nei confronti del Governo turco affinché interrompa l'offensiva armata in atto e apra canali di dialogo;
– a far pervenire al Governo la richiesta di assumere iniziative al Consiglio europeo e presso la Commissione Europea affinché l’Unione dimostri la volontà politica e offra la sua capacità militare a garanzia della pace e della sicurezza nell'area, chiedendo agli USA di fare altrettanto.
 
Trieste, 10 ottobre 2019
 
 
 
 
 
 

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Ne parlano

Nicola Conficoni

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