RELAZIONE DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE, IL CONTROLLO E LA VALUTAZIONE
(Relatore Conficoni)
sulla RELAZIONE SULL’ATTUAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE N. 5/2021 <> – BIENNIO 2021-2022
Egregio Presidente, egregie Consigliere e Consiglieri
La relazione sull’attuazione nel biennio 2021/2022 della Legge regionale n. 5/2021, “Disciplina in materia di politiche integrate di sicurezza e ordinamento della Polizia locale”, discussa nell’ultima seduta del Comitato per la Legislazione, il Controllo e la Valutazione del Consiglio regionale riunitosi lo scorso 12 settembre alla presenza dell’Assessore Roberti, richiama la nostra attenzione su un tema tanto delicato quanto attuale.
Durante la campagna elettorale che nel 2018 ha visto Massimiliano Fedriga diventare presidente della Regione, il centrodestra aveva promesso una svolta per rendere più sicure le nostre città già in vetta alle classifiche italiane.
La cronaca locale degli ultimi mesi, purtroppo, testimonia numerosi e a volte eclatanti episodi di violenza che hanno suscitato l’apprensione dell’opinione pubblica, spingendo in alcuni casi ad adottare misure straordinarie per riportare serenità.
Anche le inaccettabili ronde promosse recentemente da Forza Nuova a Pordenone, alimentando dannose tensioni e limitando la libertà di movimento, sono uno smacco per la maggioranza perché hanno palesato il cortocircuito in atto nella destra tra chi ritiene di avere rispettato gli impegni e chi sostiene siano stati traditi.
Evidentemente la nuova legge, approvata nel 2021 per segnare una discontinuità di approccio con il passato, non ha mantenuto le aspettative e i problemi, un tempo ingigantiti e adesso minimizzati, non mancano a dispetto della propaganda. Ad affrontarli non devono certo essere organizzazioni che si richiamano a pericolose ideologie, ma lo Stato che nelle sue diverse articolazioni può garantire sicurezza e legalità tutelando i diritti delle persone troppo spesso discriminate anche nel nostro territorio.
Nel 2022, invece, i fondi destinati all’attuazione dei progetti per la sicurezza urbana integrata con il concorso di diversi attori istituzionali nell’ambito delle rispettive competenze, sono stati assegnati in via straordinaria perché non erano stati siglati quei patti locali di cui proprio la Legge regionale n. 5/2021 riconosce la valenza e incentiva la sottoscrizione per traguardare il benessere delle comunità.
E’ forse per questo motivo o per un eccesso di proselitismo che le sessantacinque fototrappole acquistate nel dicembre 2021 e consegnate in pompa magna poco prima delle elezioni, dopo essere rimaste per un anno in magazzino, non sono state assegnate alla polizia di frontiera, come inizialmente affermato, ma ai corpi di Polizia Locale per un utilizzo condiviso con le forze dell’ordine di cui ad oggi non è stata fornita alcuna rendicontazione. In Comitato l’Assessore ha citato solo un caso specifico, senza precisare quanti clandestini sono stati effettivamente individuati e riammessi nel Paese di provenienza grazie all’impiego dei dispositivi costati 50mila euro. A svelare il bluff, ridimensionando la portata dell’iniziativa finalizzata a bloccare la rotta balcanica, ci aveva comunque già pensato il prefetto di Trieste. Pochi giorni prima la distribuzione delle telecamere mobili, infatti, aveva affermato che solo in parte sarebbero state destinate allo scopo per cui la Regione le aveva ordinate. Viene da domandarsi se possono invece servire per contrastare lo sfruttamento dell’immigrazione che, come dimostrano le inchieste sul caporalato, è presente nella nostra regione.
Nonostante l’importanza riconosciuta dalla norma alla sicurezza partecipata, dalla relazione emerge anche come il regolamento con cui si sarebbero dovuti individuare i requisiti di onorabilità e i compiti demandati ai volontari previsti dall’articolo 10, non sia stato approvato. I cittadini, comunque, a nostro avviso vanno stimolati a praticare e promuovere la cultura della legalità più che a favorirne il rispetto affiancando le forze dell’ordine nel controllo del territorio. Fondamentale inoltre rafforzare il senso di una comunità aperta e solidale, promuovendo occasioni di incontro e di relazione che favoriscano l’integrazione e facciano venire meno il sospetto e la diffidenza verso l’altro, in modo tale da aumentare la qualità della vita.
Tra le novità più dibattute della legge, anche il coordinamento e la specializzazione della Polizia Locale, che secondo i detrattori rischia di confondere i ruoli e indebolire il legame con le peculiarità del territorio. Dopo avere rivendicato l’obiettivo, però, la Giunta regionale non lo sta perseguendo fino in fondo come dimostra la mancata definizione di alcuni elementi attuativi.
Se, nonostante i fondi stanziati, i risultati ottenuti non sono in linea con le aspettative, tuttavia, non è solo perché la legge regionale n. 5/2021 pur essendo una bandiera è parzialmente inattuata, ma anche perché, sposando un approccio securitario che invece di rassicurare può alimentare la paura, declina solo parzialmente i concetti di integrazione e prevenzione.
Dalla lettura della relazione, infatti, emerge come i numerosi interventi finanziati attraverso i programmi annuali di cui all’articolo 6, pongano l’accento sulla sorveglianza nelle sue diverse forme dedicando minore attenzione alla rigenerazione urbana, al potenziamento dell’illuminazione pubblica (sollecitato da chi si sente in pericolo nelle zone buie) e alla mediazione sociale, utile a superare i conflitti prima che possano degenerare.
Non dobbiamo, infine, dimenticare che investire nella prevenzione significa anche contrastare l’emarginazione e rimuovere cause e condizioni in cui possono svilupparsi criminalità, devianze e fenomeni emergenti come il bullismo, contribuendo così ad aumentare la sicurezza di una comunità sempre più minacciata anche dal cambiamento climatico.
Presentata alla Presidenza il 25/09/2024
1725 - CON relazione Comitato LCV su relazione LR 5-2021 sicurezza