CARLI: Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 31 Legge Collegata alla manovra di bilancio 2025-2027, sul Disegno di Legge n. 32 Legge di Stabilità 2025, sul Disegno di Legge n. 33 Bilancio di previsione per gli anni 2025-2027

Pubblicato il venerdì 06 Dic 2024

Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 31 Legge Collegata alla manovra di bilancio 2025-2027, sul Disegno di Legge n. 32 Legge di Stabilità 2025, sul Disegno di Legge n. 33 Bilancio di previsione per gli anni 2025-2027

Presentati dalla Giunta regionale il 15 novembre 2024

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
Abbiamo preso atto dai documenti della manovra di bilancio che l’amministrazione regionale può disporre nel prossimo triennio di risorse mai viste in precedenza. Grazie all’aumento della previsione delle entrate derivanti dalle compartecipazioni delle varie voci che le compongono, che però spesso rilevano ritardi temporali nella loro registrazione e che quindi manifestano una certa sfasatura di cui si deve necessariamente tenere conto nelle valutazioni conseguenti, ci si trova a esaminare una proposta di allocazione di spese straordinarie.
Il mezzo miliardo di euro in più per gli anni a venire dovrebbe in teoria garantire la copertura di molte se non tutte le esigenze della comunità regionale e tutte le richieste provenienti dai settori più diversi.
A questo punto tutte le necessità dei settori economici, tutte le esigenze del comparto socio-sanitario e in generale tutto ciò che quotidianamente noi vediamo emergere dalla comunità regionale, di cui molto è stato tradotto in proposte emendative presentate dall’opposizione nei diversi provvedimenti finanziari e mai accolto, potrebbero trovare finalmente puntuale risposta e quindi la nostra relazione potrebbe anche finire qui con un plauso alla giunta regionale.
Così però non è, perché appare altrettanto chiaro che non è solo la quantità della spesa che può dare le giuste risposte. Molto spesso l’appropriatezza della risposta sta nella modalità di intervento, nella sua tempistica, nella corretta individuazione dei destinatari della misura, in sostanza nella sua qualità in termini di risposta ai problemi, soprattutto quelli strutturali.
Per questo motivo la maggiore dotazione di risorse economiche rispetto allo scorso anno, e in generale il progressivo aumento degli ultimi anni, aumenta la responsabilità delle scelte sulle manovre che devono essere “messe a terra”, per usare una locuzione cara alla nostra giunta.
In quest’ottica non dovrebbero esserci difficoltà nel poter affrontare i temi cruciali che ci stanno davanti. Con una tale mole di risorse basterebbe focalizzarsi sui problemi che si prospettano nel medio e lungo periodo come quelli legati alla demografia e all’attrattività della nostra regione, senza attardarsi all’autocompiacimento per il gran numero di interventi e bandi che, talvolta, sembrano soddisfare maggiormente esigenze di breve periodo.
Le risposte necessarie a favorire la ripartenza della crescita economica, al bisogno impellente di casa che sta emergendo da più parti, all’evitare che il lavoro diventi sempre più “povero”, andranno misurate non solo dal numero di azioni intraprese ma soprattutto dalla loro efficacia, ossia dal cambiamento radicale che esse potranno imprimere rispetto a problemi che affliggono non solo il Fvg, ma che la nostra Regione, a differenza di altre, potrebbe risolvere grazie alle enormi risorse disponibili. In questa direzione orienteremo le nostre proposte emendative alla manovra, auspicando una svolta sostanziale.
Anzitutto riteniamo necessario un intervento concreto sulle fasce più deboli di popolazione, per le quali esiste anche il tema dei salari poveri: con la ridefinizione a livello nazionale degli scaglioni Irpef, riteniamo indispensabile azzerare l’addizionale regionale Irpef per coloro che si collocano entro il nuovo primo scaglione di reddito. Ben vengano interventi che agevolino la classe media, come il provvedimento sull’ILIA, ma la prima risposta deve essere rivolta alle fasce della popolazione economicamente più debole attraverso il suddetto intervento sull’addizionale Irpef. La Regione continua a registrare entrate fiscali decisamente superiori alle aspettative, non solo per il diverso computo delle entrate fiscali legate al luogo di maturazione delle stesse previste dall’accordo finanziario con lo stato del 2016, in parte dovute anche all’aumento delle entrate IVA legate alla crescita dei prezzi, e grazie a queste maggiori risorse riteniamo sia possibile agire con forza, attraverso una redistribuzione della ricchezza che compensi almeno in parte l’erosione del potere di acquisto creato in questi anni dall’inflazione. Vedremo se la Giunta e la maggioranza continueranno con un atteggiamento di chiusura o se guarderanno all’interesse dei cittadini.
Iniziamo una analisi più approfondita della manovra di Bilancio 2025 partendo dalla componente socio-sanitaria, che oltre a rappresentare da sempre la parte preponderante del bilancio regionale, impegna quest’anno anche la maggior parte delle maggiori risorse disponibili (oltre 350 milioni su 544).
Gli oltre 3,5 miliardi destinati al sistema sanitario regionale sono una cifra mai vista prima, che certamente dovrebbe dare delle risposte al sistema. Accogliamo con favore lo stanziamento di maggiori risorse alle Aziende sanitarie, che dovrebbe garantirne da subito la copertura per il funzionamento dell’intero anno: la nostra richiesta avanzata lo scorso anno viene ora messa in pratica. Ma, accanto alla manovra finanziaria, il nodo cruciale sarà incentrato soprattutto sulle linee DI gestione 2025, peraltro non ancora approvate dalla Giunta regionale. Senza una valutazione di questo fondamentale atto di indirizzo si continuerà a discutere di massimi sistemi senza arrivare a nulla di concreto. Siamo stati da sempre disponibili al confronto e attendiamo di conoscere almeno un’ipotesi di riforma del sistema sanitario a più ampio respiro, riforma più volte evocata dalla Giunta negli scorsi mesi attraverso dichiarazioni basate sul tema fondamentale “più territorio meno ospedale”, ma il cui contenuto ad oggi risulta al nostro Gruppo consiliare del tutto sconosciuto: abbiamo già dato in passato e riconfermiamo la disponibilità a condividere E valutare gli effetti attesi del Piano e formulare eventuali proposte per migliorare, auspicando da parte dell’Assessore e della Giunta la medesima disponibilità al confronto.
Sul principale nodo che affligge il sistema sanitario pubblico, ossia la carenza di personale, la Giunta agisce a nostro avviso con ritardo, mettendo ora in atto alcune delle proposte che il Partito democratico aveva avanzato dall’inizio della Legislatura per fidelizzare i professionisti in fuga e attrarne di nuovi, aumentando le retribuzioni e favorendo il benessere aziendale: infatti la Giunta e la maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale, dopo avere bocciato le nostre proposte emendative su questo tema, prima hanno introdotto una norma che supera il tetto statale alla spesa per il personale sanitario e ora, con questa manovra di bilancio, stanziano 27 milioni per azioni incentivanti, proprio quello che avevamo chiesto lo scorso anno. Meglio tardi che mai.
Auspichiamo che il tema della carenza di personale nelle Aziende sanitarie non abbia ripercussioni per ciò che riguarda la capacità di realizzazione degli investimenti, per i quali sono state stanziate ingenti risorse, non solo per le strutture ma anche per le infrastrutture tecnologiche.
Altra questione è la necessità di agire per il superamento degli Ambulatori Sperimentali di Assistenza Primaria (ASAP) e dare concretezza alle Case di comunità. La situazione di grave carenza dei Medici di Medicina Generale ha ormai assunto dimensioni emergenziali e la soluzione temporanea adottata dalla Regione attraverso le ASAP non è più sostenibile. È giunto il momento di superare il modello degli ambulatori sperimentali, che ha dimostrato di dare risposte insufficienti ai bisogni dei cittadini, e si inizi invece a investire seriamente sulla formazione di nuovi medici di base e sul sostegno concreto di quelli in attività.
Apprezzabile è lo stanziamento di due milioni di euro per i Piani di zona, che finalmente vediamo nella norma finanziaria, perché se l’obiettivo è quello di rilanciare la sanità territoriale (meglio ancora: la salute territoriale), allora bisogna risolvere il nodo dell’integrazione fra sociale e sanità, ragionando insieme con i Sindaci e i rappresentanti del Terzo Settore. Altrettanto apprezzabili sono i nove milioni stanziati per l’avvio del tavolo regionale per l’inclusione, che auspichiamo possa vedere un coordinamento con i referenti dei piani di zona per ciascun territorio, al fine di condividere ragionamenti ed azioni.
L’analisi del comparto economico si lega a doppio filo col tema della coesione sociale, ma va inizialmente affrontato partendo dall’analisi dei dati macroeconomici presenti sui vari report di ricerca economica pubblicati nell’ultimo periodo.
Un primo elemento di riflessione: il PIL regionale cresce meno che nel resto d’Italia, e non da oggi. La crescita economica annua media del FVG nel triennio 2021-2023 (quindi anche in epoca di forte crescita economica) è pari al 4,3%, rispetto ad una crescita nazionale del 4,7%. Sicuramente la nostra economia regionale, fortemente orientata all’export, risulta penalizzata in questo periodo di forte incertezza globale; ma i dati ci dicono che in fasi di forte espansione globale la nostra economia non ha fatto meglio delle altre regioni. I report diffusi da UnionCamere ed elaborati dall’Istituto Tagliacarne, basati sulla crescita del valore aggiunto, pongono le nostre quattro ex Province in posizioni di medio-bassa classifica per il triennio 2019-2022, mentre nel periodo 2022-2023 esse scendono drasticamente agli ultimi posti, con Pordenone al 107° posto su 107 province. Di tutto ciò non vi è menzione nel Documento di Economia e Finanza 2025, e pertanto non vi sono nemmeno considerazioni alla risoluzione di un problema che evidentemente non esiste.
La situazione politico-economica della Germania desta particolare preoccupazione nell’analisi delle prospettive di sviluppo del nostro territorio, da sempre fortemente legato alla produzione tedesca non solo per il settore auto: i dati fortemente negativi della produzione industriale FVG per il III trimestre stanno evidenziando una frenata del nostro settore manifatturiero che potrebbe, fra dazi e crisi tedesca da un lato e costi della sostenibilità dall’altro, peggiorare ancora. E i segnali di una strategia regionale su questo sono troppo flebili e lenti.
Dobbiamo riflettere sulla necessità di implementare eventuali azioni di sostegno alla nostra economia, ma anche sulla definizione di un pensiero e di un piano di medio periodo che travalichino l’attuale congiuntura economica.
Stiamo sollecitando da parecchio tempo la definizione di una strategia complessiva, che al momento è stata annunciata dall’assessore competente in un paio di occasioni. Auspichiamo una forte accelerazione in tal senso, per evitare che la scrittura dell’agenda 2030 e la sua messa in atto rischino di arrivare a tempo scaduto.
Un elemento positivo evidenziato nel DEFR riguarda il basso tasso di disoccupazione regionale: certamente sarebbe molto più preoccupante il contrario, ma ci permettiamo di osservare che tutto ciò è certamente dovuto anche a fattori demografici (il numero di persone che sta andando in pensione è molto maggiore dei giovani che si affacciano al lavoro); se tali fattori non saranno affrontati per tempo, in termini di maggiore attrattività e di contrasto all’inverno demografico, vi saranno forti impatti anche sulla nostra economia. Un editoriale apparso qualche mese fa nella rivista di Confindustria Udine “Realtà Industriale” chiudeva con queste parole: “a fronte di questo scenario, le misure adottate fin qui risultano insufficienti e lontane dalle migliori esperienze europee. Non servono grandi invenzioni o bacchette magiche, basterebbe copiare i migliori, vale a dire la Francia sul tema del sostegno alla natalità e la Germania sul governo dei flussi migratori”.
Sul tema della natalità, riproporremo emendamenti per l’aumento ed il miglioramento dei servizi, in attesa di verificare l’efficacia degli incentivi economici alla procreazione messi in atto un anno fa dalla Giunta; sul tema dell’attrattività, prendiamo atto che questa maggioranza in Regione si ostina a mantenere il vincolo dei 5 anni di residenza per le agevolazioni su casa e asili nido, mentre il Governo nazionale sta incentivando economicamente il trasferimento di persone dalle regioni aventi maggior tasso di disoccupazione. Con queste premesse, probabilmente ne trarranno vantaggio altre regioni del Nord maggiormente avvedute sul piano dell’attrattività.
Su questo tema, sarebbe ora di mettere da parte le visioni ideologiche e affrontare pragmaticamente le questioni sotto gli occhi di tutti. Se le aziende regionali evidenziano da tempo la mancanza di mano d’opera qualificata, sarebbe ora di superare l’ideologia del “nostrano” e di includere coloro che potrebbero essere interessati a lavorare e vivere nella nostra comunità regionale con misure attrattive significative, peraltro già oggetto di nostre proposte in passato. Tra le varie, ne presenteremo una legata alla necessità di rafforzare la formazione anche dal punto di vista della conoscenza della lingua italiana, elemento indispensabile per favorire una concreta e fattiva integrazione socio-economica delle persone che verranno dall’Estero a contribuire alla crescita economica della nostra Regione. Senza conoscenza non c’è integrazione, e senza integrazione non c’è crescita.
Altrettanto evidente è il problema dei nostri giovani che annualmente vanno all’estero, per mancanza di opportunità professionali e di soluzioni abitative, che li costringe a pensare altrove il loro progetto di vita futura non riusciamo a offrire delle opportunità. Sono ben duemila ogni anno i ragazzi (per lo più laureati) che si trasferiscono all’estero.
Da tre anni la Giunta sta portando avanti il cosiddetto “Progetto Talenti”, non proprio farina del loro sacco, ma con risultati deludenti: a fronte di un’uscita annua dal Fvg di duemila giovani, questo progetto ne ha fatti rientrare appena 130 in tre anni. Quasi il nulla. È ora di pensare a strategie più incisive, magari usando le maggiori risorse a disposizione; questa sarà la nostra proposta, che mira a smuovere una Giunta troppo ferma su questo delicato tema socio-economico. L’amara constatazione è che la Giunta si mostra più attenta al tema dell’immigrazione con blocchi ideologici assurdi (per ciò che rappresenta in sensibilità e ritorni in termini di consenso) che a quello dell’emigrazione della nostra “meglio gioventù”, senza pensare alle devastanti ripercussioni che potremmo avere in pochi anni.
E ancora c’è il tema dell’abitare: l’assessore ha annunciato una nuova norma per il prossimo anno, senza al momento condividere in Consiglio regionale eventuali ipotesi di lavoro. In attesa di una maggiore disponibilità alla condivisione, formuleremo le nostre proposte emendative in aula con l’obiettivo di risolvere uno dei nodi cruciali all’attrattività, ai progetti di vita dei nostri giovani e quindi allo sviluppo socio economico: mettere a disposizione le case disponibili a prezzi accessibili, riparare l’enorme patrimonio edilizio che sta andando in deperimento nei centri storici, coordinare e garantire equilibrio tra le politiche di incentivazione al turismo e quelle abitative.
Fortemente correlato alle politiche abitative è il tema della coesione sociale, spesso legato alle aree caratterizzate da forte calo demografico e di servizi (fenomeno non solo delle aree montane): formuleremo proposte per incentivare maggiormente il sostegno a negozi prossimità e, più in generale, riteniamo non più rinviabile l’adozione di un progetto di Legge sulle Cooperative Comunità; inizieremo inoltre a porre l’attenzione anche a possibili progetti denominati “Social bonus”, caratterizzati dall’applicazione di detrazioni fiscali anche a chi sostiene progetti di carattere sociale. Il tema dei giovani non riguarda solo il riportare a casa dall’estero le migliori eccellenze professionali, ma ha una forte rilevanza anche dal punto di vista della coesione sociale: pensiamo a proposte emendative legate all’educativa di strada, affinché nessuno dei nostri giovani resti indietro e possa trovare un posto adeguato nella nostra comunità regionale. Come condiviso nell’Ordine del Giorno approvato all’unanimità la scorsa estate, attendiamo con attenzione eventuali proposte della Giunta in merito alla definizione di un Piano strutturato di azione concertata con le Caritas diocesane, al fine di dare risposta alla richiesta di aiuto di una fascia sempre maggiore di persone a rischio emarginazione.
Il tema dell’ambiente viene affrontato dalla Giunta mettendo a Bilancio una quantità di risorse molto importante: nel DEFR vengono affrontate molte tematiche, ma ravvediamo purtroppo ancora poca chiarezza su alcuni aspetti fondamentali come la questione legata al rischio idrogeologico del Tagliamento e per l’Isonzo (avendo peraltro già stanziato risorse a bilancio prima di definire la migliore soluzione progettuale); allo stesso tempo, con grande rammarico, su DEFR e bilancio sembra esserci il vuoto assoluto sul tema dello sghiaiamento del lago di Barcis, progetto assolutamente necessario per il quale l’assessore non sembra voler avere lo stesso piglio decisionista. La realizzazione di tale progetto, fortemente necessario per molte comunità e realtà del territorio, non può più aspettare e l’assessore deve mostrare la necessaria concretezza nel voler risolvere il problema. L’argomento della transizione ecologica, fortemente sostenuta a livello economico dalla manovra di bilancio in esame, troverà da parte nostra numerose proposte emendative per rendere la transizione più equilibrata e più accessibile a tutte le fasce sociali della nostra comunità regionale.
Da ultimo, ma non per importanza, vogliamo dedicare alcune riflessioni al tema delle Autonomie Locali. Ci permettiamo di fare una considerazione generale. È vero che le risorse messe a disposizione dei Comuni sono aumentate negli ultimi esercizi, anche se in percentuale minore (+10% sul 2023) rispetto alla maggiore disponibilità di risorse a bilancio (+23% sul 2023). In ogni caso, al tema economico si aggiunge una questione organizzativa. Per poter realizzare un concreto processo di cambiamento generale, la disponibilità di risorse economiche rappresenta certamente un elemento necessario, ma non sufficiente: serve la necessaria disponibilità di risorse umane, intesa in senso numerico, organizzativo e motivazionale. Vale la pena considerare che fra il 2015 e il 2023, il personale dei Comuni è diminuito del 16% (da 11.168 a 9.562), mentre quello della Regione è aumentato del 24% (da 2.876 a 3.577). La difficoltà di reperimento del personale non è quindi uguale per tutti, anzi: risulta piuttosto evidente il fenomeno per il quale molti dipendenti comunali hanno partecipato ai concorsi organizzati dalla Regione, e ora stanno lasciando uffici sguarniti e sindaci preoccupati. Ciò comporta la grande difficoltà (se non l’impossibilità) per alcuni Comuni di realizzare le opere per le quali ricevono i contributi, o addirittura la rinuncia a partecipare a bandi per evitare di appesantire il già precario funzionamento degli uffici: nella fase attuale caratterizzata da abbondanti risorse disponibili, per i Comuni che hanno problemi di personale tutto ciò significa rinunciare ad importanti opportunità di sviluppo per il loro territorio.
Allo stesso tempo, la Regione dispone di una quantità di risorse tale da renderne difficile la gestione e la redistribuzione nonostante l’aumentato numero di dipendenti, e pertanto diviene per essa quasi obbligatorio passare sempre più frequentemente da bandi basati su graduatoria a bandi con procedure a sportello, che premieranno i Comuni più “veloci” (che verosimilmente sono, ancora una volta, quelli con gli uffici più strutturati).
Le considerazioni sopra esposte non compaiono nel DEFR, che sembra invece concentrare la propria attenzione sull’elezione diretta dei futuri presidenti delle Province: permaniamo nella nostra contrarietà, mentre sarebbe invece necessario strutturare in maniera adeguata gli EDR, assumendo nuovo personale, al fine di consentire ad essi una efficiente gestione del territorio per le funzioni loro assegnate. Riteniamo che il buon senso comune dovrebbe suggerire maggiore attenzione alla concretezza rispetto ad operazioni di mera propaganda, che non porteranno alcun miglioramento nel funzionamento della macchina amministrativa, se non all’ampliamento del numero di incarichi disponibili per la classe politica.
Ribadiamo ancora una volta l’auspicio che l’amministrazione regionale colga l’occasione per mettere a frutto le ingenti risorse a disposizione in modo più coraggioso e traguardando il medio e lungo periodo senza limitarsi a erogare bonus su larga scala. Il Gruppo del PD cercherà di proporre idee e soluzioni nell’ottica di contribuire al miglioramento della vita dei nostri cittadini.

Andrea Carli

Trieste, 6 dicembre 2024

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