Relazione di minoranza sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale 2026
Presentato dalla Giunta regionale il 14 novembre 2025
Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
la parte della programmazione regionale contenuta nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza Regionale 2026 illustrato in occasione della discussione della manovra di bilancio 2026-2028, come nelle precedenti versioni non presenta grandi novità rispetto a quella del DEFR originario presentato con l’assestamento estivo, e risulta in sostanziale continuità nei contenuti, riportando talvolta integralmente numerosi paragrafi rispetto alla prima versione estiva.
Vale la pena soffermarsi sulla prima parte del documento, che è quella che riguarda l’inquadramento delle tendenze macroeconomiche e la descrizione dello scenario di contesto nazionale e internazionale in cui si inserisce la nostra regione.
È in questa prima parte del DEFR che troviamo gli aggiornamenti significativi relativamente ai dati macroeconomici, tabelle e illustrazione della situazione dei diversi settori della vita socio-economica regionale, che ci consentono di approfondire meglio la fotografia generale.
I dati relativi ai principali aggregati di finanza pubblica (pag.38 DEFR) manifestano una evidente difficoltà nella crescita dell’economia regionale rispetto a quella nazionale: in particolare, negli ultimi tre anni la crescita del PIL FVG è risultata molto inferiore rispetto al dato nazionale, e anche le previsioni per i prossimi due anni (pagg.12-14) danno indicazioni in tal senso.
Riteniamo sia fondamentale riconoscere l’importanza e la rilevanza di questo aspetto, poiché è solo attraverso una seria presa d’atto delle difficoltà dell’economia locale che si potranno definire e impostare le future politiche economiche regionali; sinora da parte della Giunta regionale vi è stato un atteggiamento poco incline a riconoscere l’esistenza del problema, in quanto l’orientamento prevalente mira a minimizzare l’entità del gap di crescita (“si tratta solo di qualche decimo di punto percentuale”), dimostrando che le cause sono legate a fattori del tutto esogeni (“i dazi stanno danneggiando la nostra economia più che in altre regioni”).
La grande disponibilità di risorse che da alcuni anni caratterizza il bilancio regionale, fattore di vantaggio non trascurabile rispetto alla maggior parte delle Regioni italiane, sembra rappresentare un elemento per nulla sfruttato per invertire questa pericolosa tendenza: l’“Agenda Manifattura 2030”, al di là di quanto enunciato anche nel NaDEFR, al momento non sembra ancora avere fissato obiettivi concreti per l’inversione di rotta dell’economia; al contrario, molto si è fatto, con successo, per aumentare l’attrattività turistica, pur con la consapevolezza del peso relativo rivestito dal Turismo nella formazione del PIL regionale.
Tra i dati evidenziati nel DEFR, ve n’è uno particolarmente rilevante: la quota di famiglie proprietarie di abitazione in FVG è pari all’89,2%, dato più elevato tra le regioni del Nord e superiore di quasi 8 punti percentuali alla media nazionale.
Se da un certo punto di vista questo dato rappresenta certamente motivo di soddisfazione ed orienta molte delle politiche regionali ai proprietari delle abitazioni (ad es. le iniziative su impianti fotovoltaici, sulle ristrutturazioni, etc), dall’altro esso rischia di non evidenziare l’importanza del sostegno alle locazioni quale fattore determinante per l’attrattività regionale.
I dati diffusi dagli Uffici Studi delle principali associazioni di categoria imprenditoriali, evidenziano per il prossimo quinquennio la necessità di reperire almeno 15.000 persone in grado di sostituire il personale che andrà in quiescenza: e tutto ciò senza tenere in conto il personale che sarà necessario reperire anche per il settore pubblico.
La strategia per l’attrattività di nuovo personale non può non tenere conto di adeguate politiche abitative: la condizione attuale relativamente alle abitazioni in affitto rende spesso vano l’obiettivo delle persone di venire a trasferirsi in Friuli Venezia Giulia: ci sono opportunità di lavoro (anche se i recenti dati evidenziano una crescita delle retribuzioni salariali inferiore alla media italiana), c’è una buona qualità della vita (come evidenziato dagli indicatori BES relativi al benessere equo e sostenibile), ma mancano le abitazioni disponibili a canoni d’affitto calmierati.
Va evidenziato che il tema delle locazioni risulta fondamentale non solo per l’attrattività di persone da fuori regione, ma anche per quanto riguarda i giovani che desiderano iniziare una propria vita autonoma: spesso le retribuzioni salariali di chi inizia un’esperienza lavorativa non consentono di sostenere gli attuali livelli di affitto, con il conseguente posticipo del progetto di vita in autonomia e, verosimilmente, anche del progetto di una nuova famiglia.
Quanto presente nel DEFR non lascia intravvedere strategie miranti all’efficace contenimento del costo degli affitti: si fa riferimento a futuri possibili effetti della ristrutturazione edilizia, ma non compare alcun accenno a possibili strategie per rendere immediatamente disponibili sul mercato delle locazioni le migliaia di abitazioni lasciate sfitte dai proprietari per il timore di morosità e la conseguente paura di non poter rientrare nella disponibilità dell’immobile.
Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, il DEFR mette in evidenza il fatto che, rispetto all’anno precedente, nel 2024 è sensibilmente aumentato il numero di impianti a fonti rinnovabili (nella fattispecie fotovoltaici), con la conseguente maggiore produzione di energia (960Gwh, +30%; in Italia l’aumento è stato del 17%).
Tale risultato, in parte dovuto ai meccanismi di incentivazione regionale messi in atto dal 2022, rappresenta un fatto positivo nell’ottica di una necessaria maggiore autonomia energetica; tuttavia, va rilevato come nel DEFR manchi un accenno alla necessità di favorire una crescita degli impianti a fonte rinnovabile in armonia dei territori e rispettosa dell’equilibrio del territorio, anche da un punto di vista agricolo. Più in generale, ci auguriamo che la società in house FVG Energia SpA, creata da alcuni anni, possa finalmente esplicitare il proprio ruolo più di quanto fatto sinora e cripticamente riportato nel DEFR.
Affrontiamo alcuni temi di carattere sociale.
Il Friuli-Venezia Giulia, storicamente percepito tra i baluardi del benessere, non è immune dalle moderne sfide poste dalla povertà e dall’esclusione sociale.
A questo riguardo, nella parte di analisi macroeconomica il DEFR accenna ad una recente indagine ISTAT, che evidenzia il posizionamento favorevole della regione a confronto con il dato nazionale. In Italia, la povertà relativa colpisce il 10,9% delle famiglie e il 14,9% degli individui.
In Friuli-Venezia Giulia, invece, la percentuale scende significativamente al 5,4% delle famiglie e al 7% degli individui: dati nettamente inferiori alla media nazionale, ma che in ogni caso evidenziano casi di povertà relativa per circa 30.700 famiglie, pari a circa centomila persone sul territorio regionale.
Per tale motivo riterremmo utile una migliore specificazione nel DEFR delle strategie volte a contrastare questo fenomeno, non solo attraverso il sostegno delle realtà caritatevoli ma anche con l’individuazione di strategie e strumenti operativi in grado di migliorare la qualità nutrizionale dei viveri forniti ai gruppi svantaggiati: “non basta donare cibo, bisogna donare cibo sano”.
Il DEFR non presenta novità di rilievo nemmeno su altri due temi fondamentali dal punto di vista delle politiche sociali: il sostegno alla natalità e il contrasto alla cosiddetta “fuga dei giovani”.
Per quanto riguarda la natalità, i dati Istat diffusi lo scorso mese di ottobre e relativi ai primi sette mesi dell’anno mettono in evidenza una realtà a tinte sempre più fosche.
Nel 2024 i nuovi nati in regione erano calati di circa l’1% rispetto all’anno precedente, il 2023, calo meno accentuato rispetto al resto d’Italia, comunque: il dato nazionale si era attestato al -2.6%.
Nei primi sette mesi del 2025, però, calcola l’istituto di ricerca IRES, la variazione percentuale è sempre più accentuata, in negativo: -5,1%. Da 3929 nascite a 3729, 200 in meno.
L’unico territorio con il segno positivo è l’ex provincia di Gorizia, +6,6%, trainata dal dato di natalità di Monfalcone, dove nei primi mesi dell’anno sono nati 23 bambini in più rispetto al 2024.
Nell’ex provincia di Udine, l’inverno demografico è ancora più freddo: -10% alla voce nascite, 163 neonati in meno. Numero identico di nuovi bebè a Trieste da un anno all’altro, quindi nessuna variazione, mentre nella Destra Tagliamento -6,3%.
Anche nel 2024 in regione sono morte il doppio delle persone di quelle nate. Senza contare i movimenti migratori, il Friuli Venezia Giulia perde oltre 7mila persone ogni anno.
A fronte di questi dati, che rappresentano una vera “Caporetto” demografica, spiace constatare l’immobilismo nelle scelte strategiche evidenziato nel DEFR, dove si continua a sostenere una premialità alle coppie in caso di nascita del terzo figlio, senza tenere in conto che la media attuale è di poco superiore ad un figlio per donna in età fertile.
Come per la denatalità, anche in merito alla cosiddetta “fuga dei giovani all’estero” il DEFR non riserva alcuna novità di rilievo: eppure tale fenomeno riguarda oltre 2.000 ragazzi, che ogni anno vanno via dal FVG in cerca di nuove opportunità. Favorire il loro rientro dopo un periodo di esperienza all’estero sarebbe importante non solo per la necessità di lavoratori nella nostra regione, ma anche per consentire loro di realizzare “a casa” i loro progetti di vita, magari aiutando a sostenere la natalità.
La misura sin qui adottata, del tutto inefficace, prevedeva l’assegnazione di un contributo di 2.000 euro (poi aumentato a 4.000 euro) per i giovani che rientravano dall’estero; l’unica novità presente nel DEFR (missione 15) è data dal fatto che tale contributo sarà assegnato anche a coloro che, già residenti in Friuli Venezia Giulia, in occasione dell’assunzione spostano residenza e domicilio (all’interno del territorio regionale) di “almeno un certo numero di chilometri” rispetto al luogo in cui li avevano precedentemente.
In sintesi: poiché non siamo stati capaci di incentivare efficacemente il rientro dei giovani dall’estero, premiamo chi si sposta di “almeno un certo numero di chilometri” all’interno della regione per andare a lavorare. Epilogo piuttosto deludente ma non inatteso di una misura su cui l’amministrazione regionale dimostra di non aver mai creduto; o forse un maldestro tentativo di trasformarla in misura a sostegno delle aree disagiate del territorio regionale.
A questo riguardo, colpisce il fatto che il DEFR non parli della pesante situazione socio-economica del territorio montano del FVG: la parola “montagna” compare nel DEFR 6 volte, 3 volte per descrivere i flussi turistici e altre 3 per parlare delle Comunità di Montagna.
Eppure, anche studi recenti come il “Libro Bianco sulla Montagna” pubblicato dall’Università di Milano, ha evidenziato che il Friuli Venezia Giulia è all’ultimo posto nella graduatoria delle regioni per invecchiamento e dipendenza demografica nei Comuni montani, e al terz’ultimo per tasso di spopolamento.
Al contrario di quanto sta accadendo in altre aree montane nazionali, da noi il messaggio “vado a vivere in montagna” fatica a prendere piede, anche a causa della mancanza di servizi: e infatti non è un caso che la nostra Regione sia una delle poche a non aver approvato una norma a sostegno delle Cooperative di comunità, così importanti per la fornitura di servizi (non solo commerciali) in aree a fallimento di mercato.
Da questo punto di vista, non è forse un caso che la nostra Giunta regionale non preveda una specifica delega alla Montagna, al contrario di quanto indicato da altre amministrazioni regionali.
Dal punto di vista della sicurezza e della coesione sociale, vale la pena ricordare l’indagine sulla qualità della vita diffusa da Italia Oggi lo scorso mese di novembre; tale indagine evidenzia come il nostro territorio, normalmente caratterizzato da una buona qualità della vita, non sia esente da problemi legati alla sicurezza: in particolare, la provincia di Trieste si è classificata al 54° posto per sicurezza complessiva e, nello specifico indicatore del numero di reati, risulta terzultima a livello nazionale, preceduta solo da Milano e Firenze. Tutto ciò non compare nella nota di aggiornamento al DEFR, e conseguentemente non compaiono nemmeno le definizioni di adeguate strategie per una maggiore sicurezza ed una migliore coesione sociale. Al di là di proclami e annunci, sembra di poter rilevare che la strategia portata avanti negli anni dall’amministrazione regionale relativamente alla sicurezza non abbia condotto ad alcun miglioramento della situazione.
Chiudiamo la nostra analisi del NaDEFR guardando a due aspetti molto rilevanti per il bilancio regionale, le Autonomie locali e la Tutela della Salute.
Per quanto riguarda le Autonomie locali, valutiamo favorevolmente lo stanziamento a favore di un miglioramento del welfare aziendale a favore di tutto il personale del Comparto unico FVG: resta il dubbio che tale misura possa costituire una reale soluzione al problema della “fuga di cervelli” dai Comuni alla Regione, almeno sin quando la Regione FVG stessa continuerà ad organizzare concorsi per nuove assunzioni.
Da questo punto di vista, il quadro non sembra destinato a cambiare nel prossimo biennio, se non altro per il fatto che la volontà di ricostituire le Provincie elettive porterà necessariamente a nuove assunzioni anche in questi Enti intermedi.
I 215 Comuni del FVG, per la maggior parte di piccole dimensioni e prevalentemente collocati in territori montani e pedemontani, non sembrano essere messi nelle condizioni di poter svolgere a pieno il loro ruolo, anche per la oggettiva difficoltà organizzativa nel reperimento di personale stabile: la conseguenza di tale problema irrisolto è l’incapacità di spendere le risorse, che per ironia della sorte non sono mai state così abbondanti (PNRR e risorse regionali).
La Corte dei Conti FVG evidenzia circa un miliardo di euro di avanzo nei bilanci comunali, pari al 2% del PIL regionale: come detto, tutto questo si verifica nei territori montani e pedemontani, già di per sé meno competitivi, con la conseguenza che in assenza di soluzioni la forbice della competitività tra territori della regione è destinata ad allargarsi (a meno che non si venga a raccontare che le nuove Province risolveranno il problema).
Relativamente alla Missione 13 – Tutela della Salute, il DEFR riporta una pianificazione assai ambiziosa, peraltro in linea con le maggiori risorse stanziate negli ultimi anni.
Una delle sfide più importanti a livello territoriale per il 2026, a nostro avviso, sarà rappresentata dalla piena operatività degli Ospedali e delle Case di Comunità, per i quali resta fondamentale (ma al momento non risolto) il ruolo dei Medici di Medicina Generale.
Non sorprende che il DEFR non faccia riferimento a tempi e modi in cui evolverà la struttura della Rete ospedaliera regionale: dopo la definizione della Rete oncologica, sarebbe stato importante un accenno a tale passaggio, nel segno di una doverosa trasparenza e una maggiore condivisione.
In sintesi, possiamo concludere che, sebbene il quadro generale evidenziato nel DEFR non sembri indurre ad alcun ottimismo, al tempo stesso tale documento non presenta spazio per possibili ipotesi di soluzione o visioni di prospettiva: alla luce della enorme disponibilità di risorse, tutto ciò rappresenta una occasione persa nel consentire alla nostra Regione di recuperare competitività e attrattività rispetto a regioni che si dimostrano più dinamiche, pur in presenza di maggiori vincoli di bilancio.
Riteniamo che questa nostra analisi della NaDEFR sia stata compiuta con senso di responsabilità, cercando di portare un contributo costruttivo evitando il “no a prescindere”. Speriamo che da parte della maggioranza prevalga un atteggiamento di ascolto e condivisione dei nostri rilievi e delle nostre proposte, al fine di poter dare una prospettiva seria al futuro della comunità regionale.
Andrea Carli
Trieste, 2 dicembre 2025
4215 - CAR Relazione MIN_NADEFR2026





