Relazione di minoranza sul Disegno di Legge n. 66 Legge Collegata alla manovra di bilancio 2026-2028, sul Disegno di Legge n. 67 Legge di Stabilità 2026 e sul Disegno di Legge n. 68 Bilancio di previsione per gli anni 2026-2028

Presentati dalla Giunta regionale il 14 novembre 2025

Egregio Presidente, Gentili Colleghe e Colleghi,
poiché questa relazione si differenzia da quella relativa al NaDEFR principalmente per aspetti quantitativi, iniziamo rallegrandoci per il fatto che i documenti della manovra di bilancio predisposti per il triennio 2026-2028 confermano il trend positivo delle entrate da compartecipazione erariale e, anzi, prevedono un ulteriore aumento delle risorse disponibili su tutte le voci principali di spesa.
Dal 2016 ad oggi, le entrate sono passate da 4,884 miliardi di euro annui a 7,486 miliardi di euro, segnando un aumento annuo pari a 2,521 miliardi di euro, superiore al 50% del livello originario.
Rispetto al 2020, le attuali entrate annue risultano maggiori di oltre 2 miliardi di euro; per lo stesso riferimento temporale (dal 2020 ad oggi), il livello cumulato di maggiori entrate è vicino ai 7 miliardi di euro.
Si potrebbe dire che, rispetto al passato, questa amministrazione regionale abbia praticamente goduto di un “bonus” pari ad una manovra di bilancio aggiuntiva in rapporto agli esercizi finanziari…
È opportuno sottolineare e ricordare come la scelta fatta nel 2017 con la modifica statutaria all’articolo 49 – conseguente agli accordi finanziari stipulati tra Stato e Regione e alle conseguenti disposizioni normative di adeguamento – che hanno variato il computo delle entrate da compartecipazione dal metodo del riscosso al metodo del maturato, abbia consentito alla comunità regionale nel suo insieme risorse abbondanti negli anni sempre crescenti, utili a mantenere standard adeguati nei servizi e una capacità di spesa per lo sviluppo più che notevoli.
A questo, va ricordata anche la rinegoziazione dei Patti finanziari tra Regione FVG e Stato, avvenuta qualche anno fa, che ha determinato minori costi al bilancio regionale per 400 milioni annui.
Riscontriamo come nel recente passato questa Giunta regionale abbia avuto particolare attenzione nel mettere in evidenza i meriti politici di chi ha ottenuto la rinegoziazione dei Patti finanziari, trascurando talvolta di sottolineare l’importanza (se non altro per l’ordine di grandezza delle maggiori risorse) dei meriti di chi ha consentito la modifica statutaria di cui sopra: auspichiamo per il futuro una maggiore consapevolezza condivisa rispetto alla realtà dei fatti, per poter giungere a ragionamenti meno “di parte” e più in sintonia con una visione oggettiva delle cose. Questa premessa è necessaria per poter commentare con cognizione di causa quanto contenuto nei documenti di bilancio in esame nella imminente sessione d’aula.
Se da un lato il merito per l’attuale grande disponibilità di risorse va attribuito a più soggetti e fattori, dall’altro la responsabilità nell’utile impegno di tali risorse è in capo a chi governa; a noi spetta invece il compito di verificare l’efficacia nell’utilizzo di questo autentico “tesoro” che altre Regioni non possono sognare nemmeno lontanamente e che potrebbe certamente aiutare a risolvere alcune grandi questioni.
Il contenuto descrittivo peraltro non evidenzia grandi novità e modifiche di quadro legislativo. Ciò è comprensibile soprattutto per certi settori interessati nell’ultimo anno da provvedimenti legislativi di ampio respiro, come ad esempio per il comparto del commercio e turismo oppure per il settore del welfare.
Rispetto alla Legge di Stabilità dell’anno precedente, il bilancio regionale può contare su maggiori risorse per circa 274 mln di euro, di cui la maggior parte (oltre 155 mln) sono destinate al comparto socio-sanitario; in generale, tutte le Direzioni hanno risorse non inferiori all’anno precedente, in linea con l’assunto per il quale, con queste disponibilità di bilancio, non esiste il problema della “coperta corta” e quindi si possono inserire nuove risorse in un settore senza dover sacrificarne altri. Tutto ciò sembra scontato, o addirittura sembra un merito politico di chi oggi prende le decisioni; ricordando quanto detto nei paragrafi precedenti, ci permettiamo sommessamente di dire che non è così.
Il settore socio-sanitario come sempre fa la parte del leone pendendosi quasi la metà del tesoretto. Come detto in occasione della scorsa legge di stabilità, è positivo che fin dall’inizio dell’anno si abbia contezza della quantità di spesa necessaria a coprire il fabbisogno delle aziende senza attendere l’assestamento estivo come purtroppo toccava fare in tempi di vacche magre.
È quello che abbiamo chiesto già un paio di anni fa considerato l’ingente aumento di entrate registrate a partire dai conguagli sulle compartecipazioni dal 2022 in poi.
La questione semmai è fin dove si può arrivare con trend di crescita così elevati rispetto al resto degli stanziamenti. Il problema non è la spesa di per sé ma la sua evoluzione nel futuro, sia in termini quantitativi che qualitativi.
Come già evidenziato nella relazione alla NaDEFR, non vi sono tracce della tanto annunciata riorganizzazione ospedaliera… ci pare che siano passati tanti mesi, ma finora non si è visto nulla di concreto, soprattutto a livello organico: sinora abbiamo assistito a qualche decisione spot di chiusura di reparti, magari nascosti dietro il paravento di razionalizzazione o mantenimento degli standard.
Con tutte queste risorse a disposizione e in aumento non solo per l’anno 2026 ma anche per tutto il triennio, ci saremmo attesi qualche innovativo progetto per intercettare le necessità sempre più impellenti della comunità regionale o per iniziare ad affrontare le problematiche da troppo tempo poco considerate o ritenute secondarie.
Sul tema casa sta emergendo sempre più come per una certa fascia di popolazione si stia aggravando la mancanza di alloggi con costo compatibile con il livello medio degli stipendi soprattutto nelle città e negli hinterland.
Anche se i dati sulla proprietà degli immobili confermano quanto già noto e cioè sul fatto che l’89,2% della popolazione regionale vive in abitazioni di proprietà e che il dato è in costante crescita, rimane pur sempre una fascia consistente di famiglie, composte soprattutto da giovani, che cercano casa in affitto e fanno fatica a realizzare il loro sogno.
Se mettiamo vicino anche il dato della diminuzione costante della popolazione degli ultimi anni e le conseguenti stime per i prossimi decenni, il quadro che emerge è particolarmente preoccupante.
Sono evidenti e note tutte le problematiche relative all’invecchiamento medio della popolazione regionale, alla scarsa natalità, alla consistente emigrazione dal nostro territorio di popolazione giovane, alla conseguente diminuzione della forza lavoro attiva, non compensate del tutto dall’immigrazione regolare.
Ripetiamo purtroppo sempre le stesse cose e perciò rischiamo di fare la fine di Pierino e il lupo. Ma non siamo certo i soli a lanciare l’allarme, siamo in buona compagnia di categorie datoriali, sindacati, centro studi di buona fama.
Se la Giunta non ritiene utile ascoltare le nostre considerazioni e proposte, almeno si metta in sintonia con la comunità regionale nella sua varia e diversa composizione. Il fatto stesso che la crescita di questa regione sia molto inferiore a quella di regioni che non possono contare sulle dotazioni finanziarie come quelle del Friuli Venezia Giulia dovrebbe far riflettere.
Seguendo il ragionamento del Presidente che recentemente ha detto che lo sviluppo economico non si misura unicamente con dati quantitativi come quelli del prodotto interno lordo, allora bisognerebbe essere conseguenti e andare a misurare la qualità dei nostri dati e soprattutto la qualità della crescita.
Sarebbe utile che ci mettessimo d’accordo su un fatto: in Friuli Venezia Giulia non c’è una crescita, anzi. Se ci fosse almeno una crescita quantitativa come nel resto del nord Italia si potrebbe anche discutere su come migliorarne la qualità, ma qui il problema è tutt’altro.
Gli interventi che ci sono stati illustrati nelle commissioni di merito ci hanno consentito anche di fare dei ragionamenti per quello che riguarda lo sviluppo dell’agenda Manifattura 2030.
In questo senso ci fa piacere che in qualche modo ci sia un’esigenza di dare una lettura e un coordinamento anche alla rilevazione dei dati statistici e quindi l’obiettivo di costituire un Centro studi della regione potrebbe essere condivisibile, ma certamente non ci si può fermare a capire i dati, peraltro per noi abbastanza lampanti e confermati da più soggetti a più riprese.
C’è poco da fare ed è inutile perdere tempo a girarci intorno. La nostra regione è poco attrattiva per imprese e cittadini interessati a sviluppare il proprio progetto di vita, sia esso economico e familiare.
Ce lo stanno dicendo in tanti da diverso tempo e le misure finora messe a terra come piace tanto dire a codesta giunta, non hanno avuto molta fortuna.
Rischiamo di essere fin troppo pedanti su questo tema, ma questo è il tema del futuro! In che modo si potrebbe riuscire a invertire il trend che ci sta portando inesorabilmente verso una grave crisi economica-sociale nei prossimi decenni?
Cosa fanno gli altri territori a noi attigui per cercare di non farsi travolgere dall’implosione demografica e dal possibile declino socio-economico? Studiare e magari semplicemente copiare quello che funziona altrove potrebbe essere un buon inizio.
La questione dell’attrattiva di un territorio è la vera questione di fondo che abbiamo davanti. È una sfida epocale che non può essere evitata. E con tutte le risorse che abbiamo non possiamo continuare a limitarci a galleggiare sperando che cambi il trend nazionale e internazionale e di rimanere al traino.
Le aumentate e ingenti risorse dovrebbero essere impiegate per progettualità straordinarie. Ad esempio, perché non dare sostegno ad altri “progetti Ghana” realizzati da Confindustria? Perché si tagliano le risorse per il sostegno affitti quando l’emergenza casa è conclamata? Perché non agire con più incisività sul tema del rientro dei nostri giovani aumentando le cifre dei contributi?
Su questo tema, ribadiamo quanto già detto e scritto in precedenti occasioni: è ora di mettere da parte la propaganda ideologica e affrontare pragmaticamente le questioni sotto gli occhi di tutti.
Se le aziende regionali evidenziano da tempo la mancanza di mano d’opera qualificata, sarebbe ora di superare l’assioma del “nostrano è bello” e accogliere coloro che potrebbero essere interessati a lavorare e vivere nella nostra comunità regionale con misure attrattive significative, peraltro già oggetto di nostre proposte in passato.
Sul tema casa siamo stati favorevoli all’aiuto a chi intende ristrutturare immobili, ma ciò non basta. Ci sono molti immobili vuoti, già ristrutturati, che non vengono dati in locazione. Perché non pensare a forme più consistenti di sostegni sugli affitti e prevedere delle garanzie per i proprietari, sempre più interessati al cosiddetto affitto breve?
Sembra che sia più importante la promozione turistica del territorio (e la conseguente maggiore disponibilità di alloggi ad uso turistico) rispetto ad una naturale necessità abitativa per lavoro o per altri progetti di vita: ma il problema non si risolve in un giorno, e va affrontato con urgenza.
La problematica della morosità degli inquilini è tema reale che impedisce troppo spesso l’accesso all’abitazione e la giusta remunerazione per il proprietario che sceglie di lasciare vuoto l’immobile piuttosto che rischiare occupazioni infruttuose o peggio procedure giudiziarie costose.
L’esigenza di inventarsi qualche soluzione per poter aumentare la platea degli immobili rendendoli appetibili per nuove famiglie e lavoratori che potrebbero trovare occupazione stabile nella nostra regione avrebbe il vantaggio di assicurare anche nuove maestranze alle numerose aziende regionali che fanno fatica a trovare appunto nuovi lavoratori.
Oltre a questo, la Regione potrebbe anche occuparsi di agire sull’edilizia pubblica promuovendo il recupero delle migliaia di edifici demaniali e militari dismessi. Sarebbe opportuno stanziare un fondo ai Comuni e alle Ater al fine dell’acquisto e della rigenerazione degli alloggi militari dismessi che versano in uno stato di degrado aumentando così le case popolari e al contempo migliorando il decoro e la sicurezza dei nostri quartieri.
La scarsa attrattività regionale si riverbera anche sul sistema sanitario pubblico, con la cronica carenza di personale, medico e infermieristico. Solo di recente e con notevole ritardo, la Giunta ha iniziato a mettere in atto alcune misure peraltro proposte dal nostro gruppo già alcuni anni fa per fidelizzare i professionisti in fuga e attrarne di nuovi, aumentando le retribuzioni e favorendo il benessere aziendale.
Purtroppo, scontiamo il fatto che le altre Regioni hanno agito prima, e solo per schermaglia politica del nostro assessore competente e della maggioranza non si è potuto dare ossigeno al sistema.
I dati parlano chiaro: nei prossimi 5 anni verranno meno almeno 15.000 lavoratori e quindi si deve trovare un modo per il loro rimpiazzo fin dal breve termine. Certamente il problema retributivo incide molto sul fatto che non si trovano nuovi lavoratori disponibili, ma questo è un tema nazionale che riguarda il cosiddetto lavoro povero.
E purtroppo il tema della povertà non riguarda solo coloro che non hanno un’occupazione. Secondo i dati Istat nella nostra regione vi sono circa 100.00 persone sulla soglia della povertà, e cioè quasi il 10% del totale. Non ci deve consolare il fatto che questa percentuale è più bassa rispetto ad altre regioni.
Riproponiamo pertanto la necessità di un intervento concreto sulle fasce più deboli di popolazione, per le quali esiste anche il tema dei salari poveri. Potrebbe sembrare simbolico, ma anche il semplice taglio dell’addizionale IRPEF a persone che non si possono permettere di andare in pizzeria sarebbe molto più apprezzato rispetto all’irrisorio risparmio garantito a chi possiede seconde case e ha potuto beneficiare di uno sconticino sull’ILIA. La priorità della regione deve essere rivolta alle fasce della popolazione economicamente più debole attraverso il suddetto intervento sull’addizionale IRPEF.
Ribadiamo ancora una volta l’auspicio che l’amministrazione regionale colga l’occasione per mettere a frutto le ingenti risorse a disposizione in modo più coraggioso e traguardando il medio e lungo periodo, senza limitarsi a rispondere a esigenze a breve termine. Il Gruppo del PD presenterà delle proposte nell’ottica di trovare soluzioni alle problematiche evidenziate contribuendo al miglioramento della vita dei nostri cittadini.

Andrea Carli

Trieste, 2 dicembre 2025

4214 - CAR relazione minoranza manovra bilancio 2026

Ne parlano

Andrea Carli

Ne parlano

Andrea Carli
Andrea Carli