Salute: Conficoni (Pd), carenza mmg si aggrava, destra inerme

Pubblicato il mercoledì 05 Mar 2025

Trieste, 05.03.25 – «La carenza di medici di medicina generale sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti con 151 professionisti in meno sul territorio regionale e 58 nella sola provincia di Pordenone, in aumento rispetto al 2024 quando i posti vacanti erano 51 e più che raddoppiata negli ultimi cinque anni, quando erano 26. Più passa il tempo più aumentano le responsabilità della destra al governo del Friuli Venezia Giulia da ormai 7 anni, finora incapace di invertire la rotta anche perché chiusa alle proposte». Lo afferma il consigliere regionale Nicola Conficoni (Pd) commentando i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe sulla situazione dei medici di medicina generale.

«L’allarme lanciato da Gimbe, unito all’elenco della direzione centrale Salute del Fvg e al decreto del direttore dell’Asfo che individua gli ambiti territoriali carenti è decisamente preoccupante. Un crollo dei medici al quale la giunta Fedriga ha assistito sostanzialmente inerte in questi anni e che oggi è scoppiata in tutta la sua evidenza fino a diventare un’emergenza sociale. Una situazione confermata a Pordenone dalla recente istituzione dell’Ambulatorio sperimentale di assistenza primaria (Asap) e diffusa anche in altre zone del Friuli Occidentale dove sono a migliaia i cittadini rimasti senza medico di famiglia e quindi privi di un punto di riferimento fondamentale». Tra il 2018 e il 2023, ricorda Conficoni, «i professionisti convenzionati con le aziende sanitarie sono diminuiti di 139 unità, di cui 30 nel solo Friuli occidentale, dove il numero di assistiti per ogni medico è salito da 1.380 a 1.576. Oggi assistiamo a un ulteriore peggioramento che dimostra che le azioni promosse da Riccardi evidentemente non bastano» accusa Conficoni ricordando, che «le nostre proposte per invertire la rotta, tra cui ambulatori e appartamenti a uso foresteria messi gratuitamente a disposizione, sono state tutte bocciate dalla Giunta, compreso l’aumento dei fondi da investire nell’accordo integrativo». Il problema, secondo l’esponente dem, «non va affrontato a valle, ma a monte, facendo in modo che gli ingressi di nuovi medici nel sistema superino le uscite ovvero rendendo più attrattiva la frequentazione del corso di formazione».

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