IACOP: Relazione del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione sulla Relazione sullo stato degli adempimenti della LR 29/2005 (commercio)

Pubblicato il venerdì 01 Ott 2021

RELAZIONE DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE, IL CONTROLLO E LA VALUTAZIONE sulla RELAZIONE SULLO STATO DEGLI ADEMPIMENTI DELLA LEGGE REGIONALE 29/2005 (NORMATIVA ORGANICA IN MATERIA DI ATTIVITÀ COMMERCIALI E DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE) TRIENNIO 2018-2020

Egregio Presidente, egregi consiglieri,

Il Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, nella seduta n. 36 del 22 luglio 2021, ha esaminato la Relazione sullo stato degli adempimenti della legge regionale 29/2005 (“Normativa organica in materia di attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande”), ai sensi dell’articolo 138 quinquies del Regolamento interno, che stabilisce che il Comitato esamini i contenuti delle relazioni informative pervenute in attuazione di clausole valutative e ne riferisca all’Assemblea.
La Relazione giuntale è stata presentata in attuazione dell’articolo 105 (clausola valutativa) della legge regionale 29/2005, che dispone che la Giunta regionale, con cadenza triennale, informi il Consiglio sull’attuazione della legge, con evidenza dei risultati ottenuti dagli interventi realizzati sul sistema socio-economico regionale. La relazione, sulla base del monitoraggio effettuato dall’Osservatorio regionale del commercio e di altre indagini e studi eventualmente disposti, deve dare risposta a un’articolata serie di quesiti.
La Relazione in esame riguarda il triennio 2018-2020 ed è la quarta che perviene al Consiglio regionale. Le precedenti relazioni sono state oggetto di esame da parte del Comitato LCV, che aveva segnalato l’opportunità di una riscrittura della clausola valutativa, considerata eccessivamente articolata e poco adatta a circoscrivere gli obiettivi conoscitivi e a orientare l’analisi in modo efficace. La clausola valutativa è stata successivamente modificata, con una riduzione e semplificazione dei relativi quesiti.
Pur anticipando, rispetto alla legislazione statale, scelte di liberalizzazione delle attività commerciali e di snellimento delle procedure, la legge è stata interessata da successive modifiche finalizzate all’adeguamento alla normativa comunitaria e nazionale.
L’entrata in vigore del decreto legge 223/2006 (decreto Bersani bis), del decreto legislativo 59/2010 (attuazione della direttiva Bolkestein) e di altri decreti statali di recepimento della normativa europea ha comportato una rivisitazione complessiva della normativa regionale, in quanto le norme contenute nei decreti statali costituiscono attuazione di principi comunitari che vincolano la legislazione regionale. A seguito degli interventi di liberalizzazione, l’accesso al mercato di qualunque impresa commerciale può essere condizionato solo dal rispetto delle norme urbanistiche e da una valutazione che attiene la tutela dei lavoratori, della salute, dell’ambiente e dei beni culturali.
Per quanto riguarda l’evoluzione della disciplina in materia di aperture e orari degli esercizi va ricordato che la Corte Costituzionale nel 2017 ha dichiarato l’illegittimità delle modifiche introdotte dalle leggi regionali 4/2016 e 19/2016, ribadendo che tale materia è ascrivibile alla “tutela della concorrenza”, di competenza esclusiva dello Stato, che con il decreto legge 201/2011 cd “SalvaItalia” ha disposto la liberalizzazione e l’eliminazione di vincoli e prescrizioni.
Si ricorda che esiste un disegno di legge giacente in Parlamento, volto a porre dei paletti alla liberalizzazione di giornate e orari di apertura, con la finalità di tutelare i piccoli esercizi commerciali.
Attualmente gli strumenti di pianificazione urbanistico – commerciale ai fini dell’insediamento delle grandi strutture di vendita (superfice superiore a mq 1.500) sono i Piani comunali di settore del commercio, la cui disciplina è stata riformata dalla legge regionale 19/2016. I Piani devono individuare le aree omogenee destinate all’allocazione delle grandi strutture di vendita, non più sulla base di criteri di equilibrio commerciale, ma alla luce di un’analisi complessiva dell’assetto territoriale (tenendo conto della funzionalità della rete viaria e dell’osservanza dei valori storico – architettonici, culturali, paesaggistici e della tutela della salute).
Tra i contenuti dell’abrogato Piano regionale era prevista anche la fissazione dei limiti minimi delle quote di mercato per gli esercizi di vicinato e dei limiti minimi e massimi per la media e grande struttura, che erano determinati come segue: per il settore alimentare limite massimo del 65% per le grandi strutture e limite minimo del 15% per il vicinato; per il settore extra alimentare limite massimo del 60% per le grandi strutture e limite minimo del 20% per il vicinato.
La legge attribuisce comunque all’Osservatorio regionale per il commercio il compito di monitorare le superfici degli esercizi, anche al fine di identificare, a fini statistici, i limiti minimi e massimi delle quote di mercato.
La relazione all’esame riporta il monitoraggio dei Piani comunali del commercio e i monitoraggi della rete distributiva a livello comunale al 31 dicembre 2020 e a livello provinciale per il triennio 2018-2020, con la doverosa precisazione che i dati relativi al Comune di Trieste non sono stati comunicati e si fermano al 2015 mentre quelli relativi al comune di Pordenone si fermano al terzo trimestre 2019.
Nel periodo 2018 – 2020 gli esercizi di vicinato presentano una lieve diminuzione sia in termini di numero di esercizi ( 1,99%) che di superfici di vendita (-2,49%). Anche le medie strutture di vendita registrano una diminuzione sia in termini di consistenza che di superfici di vendita (rispettivamente -2% e -1% circa). Le grandi strutture di vendita vedono invece un aumento sia in termini di numeri di esercizi (+1,76%) che di superfici di vendita (+2,98).
Poiché la relazione all’esame è la quarta pervenuta al Consiglio regionale, è possibile raffrontarne i dati con quelli concernenti i precedenti trienni, in modo da analizzare l’andamento per tutto il periodo 2009 – 2020.
Per quanto riguarda il numero degli esercizi, il vicinato diminuisce di 1.159 unità (-7,3%), di cui 383 nella provincia di Udine e 274 nella provincia di Gorizia, che ha la maggior variazione percentuale ( 15%). Diminuisce anche il numero delle medie strutture, che registra 67 esercizi in meno (-4,8%). Rimane stabile il numero complessivo delle grandi strutture, che registra una diminuzione a Udine (-4) e Gorizia (-1) a fronte di un aumento a Trieste (+2) e Pordenone (+3).
In conclusione il peso delle tre categorie rimane stabile: gli esercizi di vicinato costituiscono il 91% del totale, le medie strutture l’8% e le grandi strutture l’1% circa.
Viene registrato l’impegno profuso, con l’adozione della legge regionale 3/2021 “SviluppoImpresa”, nel cercare di invertire tale tendenza e di limitare lo spopolamento dei centri storici, assegnando degli incentivi a chi si va a insediare nei centri storici o nelle aree degradate. Inoltre, come evidenziato nella seduta del Comitato per la legislazione, il controllo e la valutazione, serve affrontare le problematiche che investono gli esercizi commerciali che commercializzano prodotti fortemente interessati alla concorrenza del web e al fatto che i costi di gestione sono superiori ai ricavi.
Passando infine agli incentivi per lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, ricorda che è attualmente operante il canale agevolativo previsto dall’art. 100 della legge regionale 29/2005, per cui, nel periodo di riferimento, sono stati realizzati due bandi. I contributi per lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese commerciali, turistiche e di servizio (art. 100) prevedono delle percentuali massime di contributo differenziate dal 50% all’80% della spesa ammissibile a seconda della tipologia d’intervento e i limiti minimi e massimi della spesa ammissibile sono differenziati a seconda della tipologia d’intervento, Per gli investimenti previsti dalla lettera a) (ammodernamento, acquisto arredi, sistemi di sicurezza, ecc.), che costituiscono circa il 90% delle domande, la spesa ammissibile va da 5.000 a 75.000 euro. La misura è gestita dal Centro di assistenza tecnica alle imprese del terziario (CATT FVG), operativo dal 1° gennaio 2017. Nel 2017 le domande presentate sono state 1.485 e i contributi concessi 491 per complessivi 9,3 milioni di euro. Nel 2019 le domande presentate sono state 587 e i contributi concessi sono 409, per un totale di 8,3 milioni di euro, attualmente in fase di liquidazione.
Si ritiene, analogamente a quanto richiesto per la relazione sull’attuazione della legge regionale 3/2015 RilancImpresa, interessante prevedere, attraverso una modifica della clausola valutativa, le informazioni relative agli impatti occupazionali, considerando che il settore del commercio ha visto aumentare il lavoro precario a fronte di una diminuzione di quello a tempo indeterminato.
Come evidenziato dall’Assessore competente Bini, diventa necessario, quanto prima, presentare un disegno di legge di riforma del settore del commercio che sia organico ed in grado di affrontare le trasformazioni che hanno profondamente modificato il settore. Il testo della legge regionale 29/2005 risulta infatti profondamente superato e non in grado di fornire strumenti e risposte idonee al suo rilancio. Non risulta fuori luogo immaginare che tale intervento normativo possa accompagnarsi anche ad una rivisitazione del testo normativo regionale dedicato al turismo.

Franco Iacop

 

2836 - IAC Relazione LR 29-2005

Ne parlano

Franco Iacop

Ne parlano

Franco Iacop
Franco Iacop

Articoli correlati…