Un appello ai produttori del Veneto
I produttori del Veneto si mettano una mano sulla coscienza prima che un eventuale uscita dell’uscita della provincia di Trieste dal Consorzio faccia affondare la blindatura del (per loro) remuneroso marchio DOC.
È davanti a noi la seconda edizione della “Prosecco, bubbling style on show”, una rassegna che per i produttori del Carso sa di tutto tranne che di festa. Già la prima edizione esattamente un anno fa aveva fatto emergere con forza tutte quelle contraddizioni che hanno impantanato l’attuazione degli impegni assunti dall’Amministrazione regionale (allora Tondo, ma gli impegni non scadono con il passare degli uomini al timone!) e dal Ministero per le risorse agricole e forestali nei confronti dell’agricoltura nella provincia di Trieste. Impegni elencati con chiarezza nel Protocollo d’intesa “finalizzato al coordinamento degli interventi per la valorizzazione della nuova Doc Interregionale Prosecco”, ma poi ben presto dimenticati così da Roma come anche dalla Regione.
Un Protocollo sottoscritto tre anni e mezzo fa che si è trasformato nell’ennesima storia di impegni assunti con solennità in quell’aprile del 2010 dalla doppietta Zaia-Violino e poi rispettati soltanto in minima parte. In merito al recupero del ciglione carsico la Regione ha, ad oggi, limitato il budget finanziario a poco più di un progetto pilota sulla viabilità interpoderale, peraltro appena ai box di partenza. È stato poi predisposta la redazione del “masterplan”, un progetto pluriennale per lo sviluppo rurale dell'area del Carso triestino facendo emergere potenzialità di investimento per oltre cento milioni di euro, per poi soffocare al nascere ogni entusiasmo, considerato che, ad oggi, non si è visto un solo centesimo di finanziamento per la sua attuazione.
Sul fronte della semplificazione delle pastoie burocratiche, che frenano al nascere ogni nuova progettualità, si è fatto altresì poco o niente.
Gli imprenditori agricoli e soprattutto vitivinicoli del Carso assisteranno ancora una volta a denti stretti all’inaugurazione di una fiera del Prosecco friulano e del Veneto, cofinanziata dalle casse regionali e della stessa Camera di Commercio di Trieste. Certo, la festa del Prosecco era uno degli impegni del famoso protocollo. Tuttavia, come era stato già ricordato dagli stessi viticoltori, una casa va edificata iniziando dalle fondamenta e nel nostro caso si doveva iniziare con il favorire lo sviluppo di nuovi vigneti e colture di pregio – nella provincia di Trieste.
La nuova amministrazione Serracchiani riprenda la questione partendo dagli impegni disattesi dal precedente governo regionale. Da consiglieri eletti a Trieste non possiamo che ripresentare la proposta di legge regionale che ricalca il Protocollo. Ed i produttori del Veneto si mettano una mano sulla coscienza prima che un eventuale uscita dell’uscita della provincia di Trieste dal Consorzio faccia affondare la blindatura del (per loro) remuneroso marchio DOC.
